LA PRATICA LUDICA

Metodologia attiva e le tecniche di animazione ludica nell’educazione

I fondamenti di questa metodologia nell’educazione sta, come dice il suo nome, nel “FARE – giocando”, è offrire al partecipante di qualunque età, le condizioni propizie affinché l’emotività che tutti portiamo in noi, giochi, sorrida, risvegli nella persona la creatività e immaginazione, apprenda da se stesso, scopra la propria vocazione, senta il piacere della propria motricità e che sia felice vivendo l’immenso piacere di apprendere, facendo e giocando.

La parola gioco proviene dalla radice latina ludus e lúdico è ciò che è relazionato al gioco, alla diversione o relativo a esso.

Il ludico come processo legato allo sviluppo umano, non è una scienza né una disciplina o meno, una nuova moda. Il ludico è un’attitudine, una predisposizione dell’essere umano, contestualizzato nella propria  quotidianità, è una forma di stare nella vita, di relazionarsi con essa, in questi spazi in cui si producono opportunità, godimento e felicità, accompagnati dalla distensione che produce attività simbolica e immaginaria come il gioco, l’essere insieme, il senso dell’humor, la scrittura e l’arte.

Il ludico, oltre ad essere un risultato della libertà, è un fondamento per la soddisfazione della necessità di sviluppo degli esseri umani.

Questa necessità come categoria filosofica sorge dall’essenza, dalla natura interna di tutto il fenomeno avviato quale condizione universale dell’esistenza.

Nel caso degli esseri umani, detta necessità si manifesta attraverso  due forme concrete e intrinsecamente relazionate tra loro:

  • la necessità di sussistenza, ovvero l’ azione degli attori social individuali per la propria lotta per la sopravvivenza;
  • la necessità di sviluppo, ovvero l’azione degli agenti sociali in funzione della preservazione della specie.

La soluzione della necessità,

nella sua doppia valenza, la raggiungono le persone mediante le proprie attività, l’uomo è l’unico animale capace di reperire il soddisfacimento alle proprie necessità di sussistenza con un tipo esclusivo di attività, che è ciò che chiamiamo lavoro. Allo stesso modo, è anche l’unico che può risolvere le proprie necessità di sviluppo in quanto alla preservazione delle specie, mediante un tipo di azione superiore che è giustamente l’atto, ludico – nelle sue differenti forme specifiche che assume – è ciò che nella vita quotidiana, converte l’affanno creatore della semplice azione riproduttiva nell’interessante processo creativo, attraverso il rito del gioco, che prevede una liturgia, una relazione affettiva, un sublime atto di amore tra le persone coinvolte.

Il ludico

Il ludico, come concetto e categoria superiore, si concretizza mediante le forme specifiche che assume, come espressione della cultura in un determinato contesto e periodo di tempo e spazio. Una di queste forme è il gioco, o attività ludica per eccellenza. Come lo sono anche le diverse manifestazioni dell’arte, dello spettacolo e la festa come la comicità dei popoli. In tutte queste azioni è presente la magia del simbolismo ludico, che conduce i partecipanti ad una dimensione spazio-temporale parallela e reale, stimolando le risorse della fantasia, dell’immaginazione e della creatività.

Il gioco e il giocare

Giocare è un’espressione dello spirito infantile e gli strumenti per realizzare il gioco devono includere il fare adeguato perché questo produca una maggiore soddisfazione, per esempio i giocattoli…. Solo chi ha prodotto i propri giocattoli, trovando strategie per recuperare l’errore, può misurare il senso del raggiungimento del costruirsi il proprio mondo, il proprio progetto di vita per vivere in esso. Il gioco è un’azione o un’attività volontaria, realizzata attraverso limiti fissi di tempo e di luogo, secondo una regola liberamente consentita ma assolutamente imperativa, provvista di un fine in sé, accompagnata da una sensazione di tensione e di felicità e della coscienza di essere altro anche nella vita reale. Per quanto possiamo affermare il gioco è l’origine della cultura.

La relazione tra educazione e gioco

In relazione all’educazione, il gioco non è disordine, non è disattenzione all’educatore, è anche un arte che porta alla disciplina, è una nuova attitudine che ci permette di manifestare la luce della nostra essenza, del nostro spirito, della nostra anima… il gioco definisce i nostri istanti leggeri, amabili, cordiali, cambia in maniera completa e positiva l’apertura dell’educando per intraprendere l’apprendimento di tutto e di tutte le cose – filosofia, pedagogia, scienza esatta, arte, fisica quantistica, scienze umane, contabilità, attuazione, religione, medicina, elettronica, aeronautica, cosmologia, ecc, – che sar meraviglioso sapere, comprendere, approfittare … di apprendere giocando per raggiungere finalmente una maggiore conosce del proprio essere. Il gioco non è una scappatoia della vita, costituisce parte integrante di questa e permette a tutti di comprendersi meglio e comprendere le proprie vite. L’uomo solo gioca in quanto è pienamente tale, e solo è uomo completo quando gioca. La funzione propria del gioco è il gioco stesso. È una caratteristica propria del gioco non creare alcuna ricchezza, alcuna opera. Il gioco è ragione sufficiente, in essa risiede il piacere dell’azione libera, priva di inganni, con la direzione che il giocatore vuole darle, che tanto assomiglia all’arte e all’impulso creatore. Le interazioni sociali  possono  essere considerate nella loro dimensione ludica, per esempio il ballo, l’amore e l’affetto. Il fattore comune di queste pratiche socioculturali è che nella maggior parte dei casi, dette pratiche attuano senza alcuna ricompensa se non la gratitudine e la felicità che producono detti eventi. Tutto si origina per mezzo della necessità ludica che l’uomo ha, in questa inevitabilità, nell’urgenza irresistibile di dar sfogo a un impulso vitale, nella realizzazione di azioni di forma libera e spontanea come manifestazioni del movimento dialettico utile allo sviluppo; è un meccanismo dello sviluppo umano, che sorge con la nascita e non svanisce per tutto l’arco della vita.

Ricreazione e partecipazione, intrattenimento ed evasione

Se nell’infanzia il gioco contribuisce alla formazione fisica e intellettuale, durante l’adolescenza, la gioventù e la adultità ha come missione essenziale quella di riaffermare aspetti che  definiscono la personalità e la possibilità di affrontare e risolvere le difficoltà che la vita ci dona. Questo è: lo sviluppo delle attitudini per applicare strategie di pensiero logico , tattico e creativo con le quali uscire da qualsiasi situazioni, il rinforzo della volontà e l’esercizio del prendere decisioni, della cooperazione, e la riaffermazione dell’autostima, e altri valori umani. Una inadeguata attenzione alle necessità ludiche, trae come conseguenza il frastorno nella condotta, i quali fomentano l’alcoolismo, l’uso di sostanze stupefacenti e la delinquenza in generale, ciò che attenta alla coesione sociale, pertanto, questa deve creare alternative per una sana ricreazione di attività di contenuto educativo nel tempo libero. Abbiamo anche ascoltato che nella definizione del ludico si include la ricreazione e l’intrattenimento, ma intendiamolo bene, la vera ricreazione è quella che potenzia la l’ottenimento di esperienze di vita positive che arricchiscano la memoria e permettano la vitalità dell’individuo attraverso il ricordo. L’atto ludico è per definizione un atto di ricreazione. A questo si oppone il semplice intrattenimento, vale a dire quando la persona si limita a intrattenersi sta accudendo la pratica dell’oblio.  Chi solo cerca l’intrattenimento può anche adoperare l’uso di varie sostanze o assicurarsi la compresenza in situazioni che denotano un tempo di ozio come tempo di consumo e resterà ingannato nell’alienazione che questa modalità comporta, senza alcuna crescita interiore che contribuisca  al suo sviluppo personale. Forse ci si può soffermare a riflettere su due questioni: la ricreazione può essere intesa come partecipazione? l’intrattenimento resta identificabile con l’evasione?

L'homo ludens e le prassi operative

Oggi possiamo essere fattori di cambiamento, per trasformarci in “homo Ludens” l’uomo che gioca, cioè, colui che possiede le seguenti caratteristiche: Realizza un’attività libera. Il soggetto la pretende e si sente libero di svolgerla nel tempo en ella forma che più aggrada. Sa che è una situazione fittizia che può ripeterla. Si differenzia dalla vita comune, è immaginaria, ha certi limiti spazio-temporali “irreali”. Accetta che sia regolata da regole specifiche. Esistono convenzioni rispetto alle norme o alle regole che delimitano i limiti spazio-temporali in ciò che si realizza l’attività. Si premunisce della motivazione intrinseca e del fine in se stesso. È il soggetto che decide di giocare per giocare e non per ottenere vantaggi estranei al gioco in sé. Prova piacere generato dall’ordine e dalla tensione. Il gioco esige un certo tipo di ordine per il suo sviluppo e se questo ordine si rompe, si disfa il mondo che si è creato per il gioco. Per raggiungere quei risultati, dobbiamo riferirci alla stimolazione, alla recettività e all’entusiasmo di chi gestisce la situazione e il gioco e di chi partecipa in questo straordinario modello di apprendimento coerente, divertente, razionale, disciplinato, allegro e anche gran motivatore di crescita integrale delle importanti sfere che afferiscono all’IO: la salute, la produttività, l’interazione sociale, servizio, contatto emotivo, autonomia e oltre i valori umano che lo faranno essere elemento importante e fondamentale nel nostro sistema mondiale attuale.  Affinché queste attività – elettiva e partecipata – risulti alternativa ludica, è indispensabile che sia preseduta dalla volontà creativa dei partecipanti. L’errore più comune che commettono gli animatori è la tendenza a convertire tutto l’atto ricreativo in competizione sportiva, per la quale, si elaborano regolamentazioni complesse e si avvia un sistema di partecipazione che lascia finalmente alcuni vincitori a chi premiare e molti perdenti da eliminare. Quest’ultimo aspetto descritto potrebbe essere l’esatta negazione del gioco, giocare è sperimentare, trasformare, avvantaggiarsi con la scoperta di nuove possibilità, creare personalmente l’indispensabile per l’azione, cercare alternative, scambiare esperienze e motivazioni, immergersi completamente, senza convezioni né limitazioni di sorta e seguire lo sviluppo dell’attività senza sperare in uno premio materiale in cambio dei risultati. Le tecniche di animazione ludica sono applicabili a qualunque livello accademico: materna, infanzia, primaria, secondaria, università, specializzazione, terza età e qualunque contesto  educativo. Le caratteristiche emotive e valoriali di questo approccio riguardano: l’allegria, la volontà, l’amicizia, l’affettività, la tolleranza, l’onestà, il valore, e tutte le restanti virtù che distinguono la condizione umana e ci conducono a un livello superiore e pieno di vita. Viviamo felici, viviamo giocando.

 

 

 

 

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